Diversi studiosi ritengono che l'origine della barca-drago
vada ricercata nel sud della Cina, in particolare nella
regione del Chang Jiang, durante il periodo degli Stati
Combattenti (476-221 a.C.), anche se sembra si
disputassero competizioni già durante la dinastia
Sui (581-618) e la dinastia Tang (618-907).
La presenza di parti del drago sulle imbarcazioni era
dovuta alla credenza - tutt'ora viva - che i Draghi
controllassero le acque sulla Terra (cosa utile in
navigazione) oltre ad essere protettori delle persone
e simbolo dell'Imperatore, quindi della sua forza.
Inizialmente era un rituale popolare originario delle
comunità di pescatori lungo il fiume Yangtze,
nella Cina centro-meridionale: era progettato per
placare gli dei della pioggia, incoraggiare le
precipitazioni e celebrare la semina estiva del riso.
La nascita della festa legata alla navigazione
deriva da quanto avvenuto alla morte del poeta
e politico Qu Yuan, molto amato dal popolo: si
lasciò annegare dopo aver lottato contro
l'imperatore per il bene della sua patria; per
cercare di salvarlo, le barche uscirono a cercarlo.
Quando si capì che non c'era più
nulla da fare, i pescatori batterono i tamburi
per tenere lontani dal suo corpo i pesci e gli
spiriti maligni, spruzzando l'acqua con le pale
e facendo rumore con i tamburi.
Durante la Rivoluzione culturale cinese (1966-1976),
le regate vennero quasi abbandonate, ma ripresero nel
1976 grazie alla promozione del governo di Hong Kong.
Nel 1991 è stata istituita la Federazione
Internazionale (IDBF - International Dragon Boat Federation).
Nonostante queste incertezze sulle origini si ritiene che
la disciplina sportiva sia di recente sviluppo, in quanto
solo nel 1995 si sono tenuti in Cina i primi campionati
ufficiali del mondo cui prese parte anche l'Italia; nel
1999 si è disputato il primo campionato mondiale
in Europa a Nottingham, Gran Bretagna. Il festival
più seguito è certamente quello di Hong
Kong, che si tiene annualmente a Maggio.
La moderna imbarcazione - simile a una grossa canoa
aperta - ha una lunghezza standard di circa 12 m e
una larghezza di un po' più di 1 m per un peso
che può aggirarsi sui 250 kg.
Può ospitare fino a 20 vogatori - seduti a coppie
sulle panche - oltre a un tamburino che scandisce
la pagaiata e il timoniere, che guida l'imbarcazione
grazie a un remo di almeno 3 m. Le moderne pagaie sono
a forma di 'pala' (simile a quella canadese), con manico
e impugnatura costruita con materiali che vanno dal
tradizionale legno al più efficiente carbonio
(utilizzato solitamente nelle gare professionali).
La loro lunghezza varia da 1,05 m. a 1,30 m.
Le barche tradizionali erano e sono costruite in legno:
quelle da competizione sono invece in carbonio, in fibra
di vetro o altri materiali leggeri. Ci sono anche
versioni più piccole delle imbarcazioni che
ospitano fino a 10 persone. Ma questi dati sono solo
delle briciole che nascondono il mondo di
un'attività straordinaria che non dimostra la
sua vera età.
Le attuali gare consistono in uno sprint con distanze
differenti: durante i festival solitamente vengono
percorsi dai 100 ai 500 metri e nelle feste locali
100 o 250 metri oppure la distanza che permette
lo specchio d'acqua. Nelle gare ufficiali gli standard
sono 200, 1000 e 2000 metri: alcune competizioni
offrono percorsi addirittura di 10.000 metri.
È uno sport molto sentito in Asia, ma si è
esteso in ben 89 Paesi a partire dal 1991; è
stata fatta domanda - in fase di valutazione - per
elevare l'IDFB a status di Federazione Olimpica.
Come attività amatoriale sta prendendo piede
proprio perché è uno sport adatto a
persone di diversa età - dagli otto anni in
avanti - che offre uno spazio per un gruppo anche
nutrito, chiedendo solo un po' di impegno e di
volontà di coordinazione e unione di intenti;
infatti viene usato anche per il
team bonding perché è
proprio la tecnica di guida a richiedere una stretta
collaborazione.
È quella degli sport di tipo ciclico, in cui
i movimenti omogenei si trasformano l'uno nell'altro
in modo fluido. Il gesto comporta due fasi: la
principale costituita da attacco, trazione e uscita
dall'acqua, a cui segue quella aerea di preparazione
della pagaiata successiva. Il ritmo dei colpi deve
essere mantenuto da tutti: ci si deve 'sentire' l'un
l'altro, rimanere in sintonia per iniziare e terminare
un percorso.
Se a questo aggiungiamo il fascino naturale di laghi,
fiumi e, a volte, del mare, si comprende bene il
perché della diffusione sempre più
crescente di quest'attività.
Come si è visto, lo sport legato al Dragon
Boat è altamente socializzante: gli equipaggi
devono accordarsi per organizzare una strategia e
lavorare in sincrono. Per fare ciò, spesso
i rapporti vengono nutriti al di là del
semplice allenamento e le persone dei team si
frequentano anche nel quotidiano, creando relazioni
di amicizia e di supporto reciproco.
Ciò risulta ancor più vero quando i
gruppi nascono dalla volontà di condividere
un'esperienza comune. Infatti un importante risvolto
di tale attività si ritrova, ad esempio,
nell'aspetto terapeutico e socializzante per le
donne operate di tumore al seno.
È scientificamente provato che l'attività
ciclica della pagaiata, seppure intensa e di sforzo,
costituisce una sorta di drenaggio linfatico naturale,
prevenendo la formazione del linfedema. Questa teoria
fu sostenuta e consolidata dal
Dr. Don McKenzie
il quale, ben 25 anni fa, ribaltò la teoria del
riposo post-operatorio assoluto introducendo invece
lo sport del Dragon Boat come efficace terapia
preventiva. Il dottore spiegò che i criteri
per diventare un canoista di dragon boat 'rosa' - come
oggi viene definito - si riducevano a uno solo:
il cancro al seno. Si impegnò affinché
si creassero posti sulle barche per le persone che ne
avevano davvero bisogno, e ad oggi è rimasto
ancora così.
La partecipazione non è basata sulla forma fisica
o sull'età, c'è sempre un posto per tutte
coloro che lo vogliono.
Viene rigettata la spinta troppo competitiva, altrimenti
le persone sentono di non essere abbastanza in forma
o troppo vecchie e iniziano a perdere di vista il motivo
per cui questo sport 'terapico' è stato avviato.
La regola è che ci deve sempre essere un posto
nella barca per la donna che è più vecchia
o più debole. La parte più integrante del
dragon boating è la salute delle donne e il
sostegno reciproco.
A Vancouver c'è una barca chiamata The Boat
to Nowhere: la squadra partecipa solo all'allenamento
e all'attività fisica del dragon boat.
Non gareggiano, ma vivono il Drago.
Questa idea si è diffusa a livello mondiale
ed è ampiamente utilizzata: nel nostro Paese
abbiamo decine di squadre di Dragon Boat, tra le quali
spiccano oltre una trentina di Donne in
Rosa - per un totale di ben 900 atlete - ,
che non hanno mai fermato i loro allenamenti, nemmeno
durante il periodo pandemico.
Dragon Boat Milano è attivo sostenitore del
gruppo delle Pink Amazons Donne in Rosa di
Milano/Pavia dal 2014, quando fu istituito il
primo torneo amatoriale con
la partecipazione delle Dragonette di Torino: per
ogni evento viene effettuata una donazione per la
ricerca contro il cancro.
Oltre a questa realtà, Eventiavanti è
attiva nella collaborazione con l'associazione
Salvambiente di Trezzano s.N. (MI) che mette a
disposizione la meravigliosa location sul lago
di Mezzetta dove vengono svolte anche attività
'a secco' di recupero dell'ambiente.
Infatti proprio qui, il 5 luglio 2022, abbiamo
realizzato una bellissima pagaiata per una ditta giovane;
l'evento ha poi preso una piega inaspettata che ha
pero' contribuito a.....